Rizoartrosi e pollice a zeta

Si tratta di due patologie spesso associate.

Per la rizoartrosi chirurgica consiglio come prima scelta un intervento di artroplastica protesica mediante l’impianto di una protesi TMC a doppia mobilità.
Queste protesi assomigliano a delle protesi d’anca in miniatura; l’intervento viene eseguito in regime ambulatoriale con dimissione in giornata, in anestesia periferica e ha una durata di circa un’ora.

Il paziente torna a casa indossando un tutore di pollice; a distanza di quindici giorni, alla rimozione dei punti,  può iniziare la mobilizzazione attiva dell’articolazione; ad un mese dall’intervento il recupero è pressoché completo e, a differenza di altri tipi di procedure, non esiteranno né deficit di forza né disturbi funzionali.

Frequentemente giungono alla mia osservazione pazienti affetti da deformità a Z del pollice, associata a rizoartrosi operata o meno. Il motivo della consultazione é quasi sempre un importante deficit di presa della pinza pollice-indice,  già presente nel precedente intervento per rizoartrosi. Si tratta di una patologia a carico del primo raggio della mano che si manifesta per lo più nelle forme gravi di rizoartrosi, dove la dinamica del primo raggio risulta gravemente perturbata. Nella rizoartrosi la perdita dell’integrità anatomo-funzionale dell’articolazione trapezio-metacarpale  si accompagna ad una progressiva rigidità che fissa il pollice in antepulsione-adduzione; si ha la comparsa di una rigidità in adduzione del primo metacarpo che induce una deformità secondaria della metacarpo falangea; il primo spazio interosseo si riduce con la comparsa di una limitazione irriducibile ed ingravescente dell’apertura della prima commissura. Nelle forme avanzate in cui l’adduzione del primo metacarpo diventa severa, il paziente, nel tentativo di mantenere un’ampiezza utile della prima commissura, indispensabile per effettuare la presa, realizza una iperestensione patologica della metacarpo-falangea quale meccanismo di compenso. Lo squilibrio creatosi favorisce la flessione dell’interfalangea creando un circolo vizioso che aggrava ulteriormente la già alterata cinematica del primo raggio ad ogni presa pollice-digitale; si costituisce così una deformità a Z.  La correzione della sola deformità primaria (trapezio-metacarpale) non é sufficiente a risolvere da sola la deformità secondaria della metacarpo-falangea. Se da un lato infatti si ottiene la riduzione della sublussazione radiale della base del metacarpo, dall’altro solo raramente e parzialmente l’intervento é in grado di migliorare la deformità secondaria (cioé l’iperestensione della metacarpo-falangea), quando strutturata. In questi casi eseguo un semplice intervento di trasposizione tendinea, della durata di quindici minuti, in anestesia locale e in regime ambulatoriale, che è in grado di correggere questa deformità permettendo al paziente di recuperare immediatamente la funzionalità della pinza pollice-indice.