Il paziente over 70 e la chirurgia ortopedica di media e alta complessità

Il pensiero di avere un intervento chirurgico è  sempre causa di incertezze e paure, soprattutto se si tratta di interventi a media e alta complessità  e a subirlo sono pazienti anziani over 70 a cui, spesso e indipendentemente dalla presenza di comorbilità, viene  ripetutamente detto che sono ” pazienti ad alto rischio”; in tali casi  il pensiero di operarsi può essere decisamente spaventoso.

Cosa fare dunque e soprattutto cosa aspettarsi?

Tutti siamo ineluttabilmente  destinati ad invecchiare e questi problemi prima o poi potrebbero presentarsi anche alla nostra porta.

Se  è vero che una persona anziana ha un rischio maggiore di complicanze durante e dopo l’intervento chirurgico, ciò non significa che una persona dovrebbe aspettarsi il peggio durante o subito dopo l’intervento chirurgico solo perché é in età avanzata.

Bisogna considerare due differenti rischi operatori; quelli legati alla procedura chirurgica, che potrebbero diventare mortali per un errore tecnico del chirurgo , quali la lesione di un vaso per esempio , e i rischi secondari ad una complicanza di carattere generale, chiamiamola di tipo medico,  quale un arresto cardiaco o una CID, legata alle condizioni generali preoperatorie del paziente  e favorita   dallo  stress chirurgico. Delle due la seconda è quasi sempre in causa.

Le innovazioni in campo farmacologico e la maggior cansapevolezza della cura del proprio corpo hanno portato ad un progressivo incremento dell’età media.

In assenza di patologie cardiache importanti o di patologie neoplastiche aggressive la tendenza per tutti sarà quella di arrivare ai cento anni.

Gia’ oggi la quasi totalità dei pazienti che necessitano di una consulenza ortopedica sono ultrasettantacinquenni e nel 70% dei casi c’è sempre un’indicazione chirurgica;  la buona notizia é che sovente la loro età anagrafica non corrisponde a quella biologica, che appare minore di una decina di anni . Inoltre  l’assistenza anestesiologica pre-per e postoperatoria non è piu’ quella del passato .

Detto questo, è importante essere consapevoli dei potenziali problemi che ci si potrebbe trovare ad affrontare e  di cosa  potremmo fare per  prevenire eventuali complicazioni in questa fascia di età.

Sono stati pubblicati diversi studi relativi a età e rischio di mortalità; in generale si é visto che nella chirurgia eseguita nei pazienti  che si collocano alle due estremità della  fascia di età, ovvero i bambini e i soggetti con  età pari o superiore a 65 anni , il rischio operatorio é meno di 2 volte maggiore rispetto ai  pazienti  di fascia di età diversa nel periodo postoperatorio tra le  40 ore e i 30 giorni successivi all’intervento*.   Tuttavia  si fa notare come gli individui che hanno avuto un evento avverso nell’immediato periodo preoperatorio o un ricovero in terapia intensiva postoperatoria (ICU),  abbiano  un rischio più elevato di morte sia nelle 48 ore dopo l’intervento chirurgico che entro i 30 giorni dalla procedura.

Cosa fare dunque? Operarsi o meno?

Ogni caso é una cosa a sé;  evitare la chirurgia non è sempre un’idea  buona o la scelta  più saggia.

L’età è solo un aspetto della valutazione del rischio di un paziente per una procedura e non dovrebbe essere l’unico fattore a determinare se l’intervento possa essere eseguito o meno. Se l’età è importante, lo sono a pari merito altri fattori   quali  le condizioni generali di salute , il livello di funzionalità organica , la gravità della malattie pre-esistenti e  il tipo di procedura chirurgica proposta.

Per ogni patologia ci sono in generale diverse opzioni chirurgiche e differenti materiali utilizzabili.

I materiali non sono tutti gli stessi ; in generale i piu’ nuovi sono i piu’ performanti in termini di risultati e di recupero postoperatorio , ma  non sempre vi veranno poposti, specialmente se  l’intervento avverrà in una struttura pubblica o privata convenzionata , a causa dei costi di acquisto piu’ elevati.

Pertanto vi consiglio di assicurarvi perché l’assicurazione fa e farà  sempre piu’ la  differenza in età avanzata dandovi la possibilità di scegliere con chi, dove e come farvi operare .

Pretendete sempre  un confronto  con il chirurgo che vi ha  raccomandato  la procedura  cosi’ da poter capire se l’intervento chirurgico sia assolutamente necessario o se siano  disponibili altre procedure, soprattutto se si tratta di un intervento in elezione e pianificabile.

Alla stessa maniera pretendete quanto prima un confronto con l’anestesista chè dovra addormentarvi o farvi un’anestesia locale , cosi’  che ci sia il tempo sufficiente  per studiarvi e  ridurre eventuali  fattori di rischio.

Cio’ potrà significare migliorare i livelli di glucosio nel sangue nel paziente diabetico mai trattato, smettere di fumare per il fumatore  incallito,  migliorare i livelli di ferro nel paziente anemico. Si tratta di piccoli accorgimenti che in talune situazioni potranno ripagare il tempo atteso per l’intervento  perché il paziente anziano tollera male le complicazioni dopo un intervento chirurgico. Prevenire i problemi significa ridurre lo stress fisico sul corpo durante e dopo l’intervento chirurgico.

Al pari del paziente giovane, anche il paziente anziano merita la stessa qualità delle cure; la scelta della terapia chirurgica non deve basarsi esclusivamente sull’età anagrafica specialmente se l’intervento chirurgico è una procedura salvavita. E quando parlo di salvavita mi riferisco ad un concetto piu’ ampio, ovvero quello relativo anche alla qualità di vita.  Sempre piu’ anziani si rivolgono a me per interventi riparativi in esiti protesici; protesi messe vent’anni prima che si sono mobilizzate e che sono responsabili di dolore e perdita dell’autonomia, che per  un anziano equivale a desiderare di morire.

L’intervento in questo caso potrà permettergli di continuare a camminare e continuare la sua vita di relazione in maniera dignitosa; ma, ricordate bene, in ogni caso la decisione ultima spetta sempre e unicamente a voi .

Ad memoriam  D. M.,  r.i.p.

* Fecho K, Lunney AT, Boysen PG, Rock P, Norfleet EA. Postoperative mortality after inpatient surgery: Incidence and risk factors. Ther Clin Risk Manag. 2008;4(4):681-688. doi:10.2147/TCRM.S2735